mercoledì 24 marzo 2010

Ti ho scritto un messaggio per viverti ancora.

La morte di alcune persone, a volte, è come un elettroshock. E la sua morte lo è stato, per me e non solo. Cazzo quanto manca certi giorni e mentre lo dico vorrei farle capire che non sono così forte come diceva. Manca e si sente pure nell'aria. Manca perchè, anche se ha sempre vissuto una vita non sua, lei c'era. Egoisticamente parlando era bello anche solo guardarla, così minuta ma quasi perfetta. Con quel viso da quindicenne anche dopo aver passato le sue pene dell'inferno. Non mi basta sapere che ora sta bene dov'è, manca e questo è tutto. Il suo volo è stato il mio elettroshock. Non passa giorno che i miei pensieri non la raggiungano e son contenta se in sogno mi abbraccia con quel pile arancione perchè sento i suoi capelli a spazzola sotto le dita, perchè è lei a dirmi di star serena in quei momenti. Sogno una figlia con il suo nome, per dirle ancora una volta che resterà per sempre. Perchè quando se n'è andata, quel volo l'ha fatto anche una parte di me. Per questo sogno di ritrovarla in alcuni occhi, in certi gesti. La rivedo quasi ogni giorno in una ragazza sul tram, lei aveva solo i capelli più corti.
Si è portata via un sacco di canzoni, di curve in moto, di mattine, di sgridate, di tante cose, tutte quelle che era lei. Era matta lei, forse lo era per davvero. E' riuscita a far sì che da quel giorno il mondo non fosse più lo stesso, per quanto io mi sforzi è assordante anche il silenzio senza lei.

Dai N., se è un gioco salta fuori, perchè ogni giorno è una doccia fredda e ora sei solo un respiro che non riesco più a fare.

Mia e te

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